lunedì 28 novembre 2011

Sabina

Mi ci sono trovata davanti. Dopo aver portato alcuni giocattoli usati al Rigiocattolo, ho visto il Cimitero ed avevo ancora una mezz'ora prima di andare a prendere i bimbi a scuola. Sono entrata, erano decenni. Ho chiesto indicazioni all'ufficio e mi hanno dato l'indirizzo. Sono andata prima da mio zio, mi ricordavo abbastanza bene la posizione, e poi ho proseguito nella zona pargoli. Lì c'è Sabina. Eravamo in seconda elementare e lei viveva proprio all'uscio accanto. Giocavamo tantissimo l'una nella casa dell'altra, e Babbo Natale ci aveva portato lo stesso bambolotto, morbido e inerme, "Bimbino". Portava le calle alla maestra, mi suonava per andare a scuola insieme con le calle in mano, la prima volta mi ero illusa fossero per me. Poi si ammalò. Ma non sembrava così grave. Ma poi si aggravò.
Morì prima della fine della scuola. Non mi ricordo come me lo dissero, chi me lo disse, come reagii. Mia mamma si ricorda che per un po' mantenni un tic nervoso. Io rammento che capii la morte. E la capii così come la capisco adesso, non mi sono spostata di una virgola da allora, più di trent'anni passati senza evolvere di un millimetro su questo. E così la capii quando successe di mio zio.

Mi ricordavo una bambina gonfiata dalle medicine, invece ho visto una foto di una bambina bella e liscia, con delle rose accanto.

lunedì 21 novembre 2011

Vado a farmi benedire dai greci

Domenica. Marito indossa pantaloncini e scarpette da ginnastica. Mi ha detto "Vado a correre un po'". Ha avuto una tendinite ed è fermo da parecchio. I bimbi si sono organizzati in modo geniale: petto nudo, pantaloni del pigiama, la fascia da montagna per le orecchie messa in vita come cinturone ed i guanti da neve come guantoni. Fanno la box. Ad un certo punto un rumore sordo, silenzio, lamento, non pianto, marito è sulla porta, torna indietro, arriva il grande con la faccia bianca e dolorante. Si è rinchiuso il mignolo destro nella porta, ha un taglio, ed il dito è già nero e gonfio.
"Quante volte, quante volte vi abbiamo detto di non sbattere gli usci?"
Marito è piuttosto adirato, vestito da runner. I bimbi sono vestiti da boxers, io in pigiama ed esclamo
"Meglio un dito rotto che il volo di ieri di Laila dai gonfiabili". Si perchè ieri Laila è stata catapultata fuori come un proiettile dal tetto di un gonfiabile su cui si era arrampicata nonostante i miei avvisi, ed è caduta sul duro pavimento traumatizzando tutti e facendosi un bel bernoccolo. Mi sembra di essere la Sibilla, o il grillo parlante.
Basta, vado a farmi benedire dai greci (http://www.costadeglietruschi.it/toscana_mediterranea/dettaglio_arte.asp?keyarte=40). Comunque niente di rotto.

venerdì 18 novembre 2011

Voglio un divano nuovo

Ieri a cena il grande si grattava come un cane colle pulci. Ovviamente marito si era trattenuto in ufficio. Ovviamente il grande aveva i "pinocchi", come dice il piccolo. Porca puttana zozza miseriaccia! Non avevo mai visto i pinocchi. Sono come moscerini, un po' più piccoli, scuri. Stanno lì fermi, non capisci se sono animati o meno, aspettano che tu gli gratti la pancia. Sono come i koala, ma anzichè sui rami di eucalipto stanno sui capelli, dormono e trombano, a giudicare dalle uova o lendini.In casa è scattata l'operazione pironame. Avrei dato fo'o a tutto, soprattutto al divano, che è in stoffa. Basta voglio un divano di pelle dove i pinocchi non si possono nascondere. Ho messo tutto in lavatrice, ma proprio tutto, mi ci sarei messa anche io. A sessanta, col disinfettante. Il resto, fuori sul terrazzo, dopo 72 ore lontani dai nostri capelli i pinocchi  dovrebbero soccombere. Oppure stasera li trovo tutti alla porta del terrazzo a bussare insieme ai peluche.
Marito è arrivato tardi con trattamento, pettine a denti stretti munito di lente, vaporella di mia sorella - bada ganzo ho fatto la rima. Con la vaporella abbiamo cercato di incendiare il divano. Con qualcuno devo prendermela. o divano o marito. Magari con entrambi.
Stamattina ho provato a connettermi da casa, avevo un piano: lavoro da casa e nel frattempo faccio le lavatrici. Ma i pinocchi hanno sabotato la connessione e sono dovuta venire in ufficio, scaricando prima i figlioli a scuola.
Stronzi di pinocchi. Stasera mi aspettano tre o quattro lavatrici, ispezione del cuoio capelluto, anche del mio non si sa mai, falò con tutti i cuscini. Ci starebbe bene una grolla, attorno al fuoco. I pinocchi sono tutti invitati.

martedì 15 novembre 2011

Empatia



A scuola dei bimbi ci sono i pidocchi, o pinocchi come dice il piccolo. Appena l’ho saputo mi è venuto il prurito in testa. Anche adesso, solo a parlarne. I pidocchi sono telepatici e ti trasmettono il prurito col pensiero.

A mensa ho visto uno con una bava di minestra sul baffo, ed anche a me è venuto di pulirmi la bocca, anche se non ho i baffi. Come quando qualcuno ha una grossa caccola nel naso, anche io penso di averle e mi soffio il naso col fazzoletto.

Oggi una collega ci ha spiegato che ha un dito del piede storto, per cui molte scarpe le fanno male, allora è venuto mal di piedi anche a me.

C’è di positivo che un’altra collega ci ha raccontato di come le siano cresciute le tette dopo i 35 anni. Anche io mi sono subito sentita una puppona.


Alla fine essere empatici ha i suoi vantaggi.

giovedì 10 novembre 2011

Mediocri considerazioni economiche di un cittadino comune

Medaglia medaglia


L'economia per me è un grande mistero, l'ho sempre detto. Non trovo in essa nessuna base scientifica, almeno per come ce la presentano,  e penso che non rispetti nessun principio di conservazione; il denaro si moltiplica o sparisce senza criterio. Forse manca la definizione di buco nero economico.
Non voglio fingermi esperta, come la maggior parte degli italiani oggi. Alla macchinetta del caffè ormai, invece di dire male del capo, si parla dello SPRED, che per me è quello che fa il mio vecchio scooter quando suono il clacson. In palestra, invece di  consigli su dove rifarsi le tette, qualcuno suggerisce di comprarsi i lingotti d'oro, o racconta del cugino di un amico del fratello che vende cozze in Thailandia e fa il pascià.
Non voglio andare a vendere cozze in Thailandia, nè comprarmi un lingotto d'oro, che al sugo e ben cotto resta comunque bello duro. Voglio restare qui, come Peppino Impastato (scusate il paragone assolutamente inadeguato e immeritato), e spero che non ci ammazzino.
Comunque, ho sempre lavorato onestamente, pagato le tasse ed il biglietto dell'autobus, addirittura pago il canone  RAI. Mi prodigo nella raccolta differenziata e mi preoccupano moltissimo lo scioglimento dei ghiacci e l'inquinamento.
Non gioco in borsa, al massimo a casa facciamo il gioco dell'oca, che se fai 12 al primo tiro che culo vai diretto all'89.
Non mi aspetto la medaglia, ma che almeno questi cazzoni di politici ed economisti facciano il loro dovere e rompano meno i coglioni.
Se l'Italia va a fondo, è tutta colpa loro.

martedì 8 novembre 2011

Se fossi un fotografo fotograferei le persone, ovvero a spasso per Lucca durante il Comics 2011

Lilla

Prima tappa d'obbligo allo stand degli amici del Vernacoliere.
Mario è su una seggiola, un po' stanco, un po' in riflessione. Mi saluta sorridente:
"Ma secondo te questi giovani d'oggi trombano?"
"Penso di si" rispondo io.
"Mah...l'hai viste queste bimbe tutte mezze gnude"
"E' che i ragazzi di oggi ci sono abituati, come al mare, e non ci fanno caso, ma secondo me trombano"
"Speriamo tu abbia ragione"

Seconda tappa d'obbligo, stand Lucca Junior, dove troviamo libri per bambini decenti. Quest'anno abbiamo comprate "Bestiacce!" di Pino Pace, incontrando il simpaticissimo autore con cane, disponibilissimo a disegnare e chiacchierare coi bimbi, e "La maledizione del lupo marrano".

Poi, ovviamente, a passeggio per Lucca.

Oggi mi girano

Ciabatte di legno


La sposa cadavere

Un mal di testa che non ti dico

mercoledì 2 novembre 2011

Odio perdere l'autobus



Odio perdere l'autobus. Odio vedere quel culone giallo voltarmi davanti ed allontanarsi soddisfatto e sbuffante. Soprattutto quando parte un minuto in anticipo, io mi affretto, ma lui incurante dell'importanza di quei miseri sessanta secondi mi lascia lì da sola, al buio della fermata, all'umidità del mattino. Controllo il cellulare per vedere l'ora, verifico che non è tardi e che poteva anche aspettare quella manciata di secondi in più. Sussurro qualche parolaccia, ovviamente. Rimango a pensare se non sia il caso di comprarmi una rivista per i prossimi venti minuti che mi separano dall'autobus successivo. Perchè oggi, proprio oggi, non ho il libro con me. E non ho il libro con me perchè ho questo cazzo di PC portatile a tracolla. Visto il peso, più che portatile, lo chiamerei pesabile. Osservo gli spazzini, mi accanisco coi fumatori che buttano le cicche per terra, cerco di capire se la macchina che aspira e lava con le spazzole non potrebbe velocizzare anche le pulizie di casa, guardo un senza-tetto in ciabatte ed impermeabile fumarsi una cicca ed avviarsi lento da qualche parte, rimugino sulla crisi economica e sull'opportunità di avere un pezzo di terra con galline e conigli.
Ah, ecco di nuovo l'autobus. Stavolta non mi scappi.